Bestiario delle emozioni

di Francesco Cangioli

Bestia duecentotrentaseiesima

L’Inesperienza allunga una zampa verso il costone e tasta una roccia con la punta dello zoccolo: è solida e scivolosa. La parete davanti a lei è quasi verticale.
Fa due passi indietro, sbuffa dal naso e scatta. Un senso di vuoto le invade il petto e un tremore le scuote le ginocchia. Ci riuscirà?
Una bestia simile a lei balza verso l’alto e zigzaga rapida tra le sporgenze.
Se quella creatura si arrampica tanto agevolmente, perché non dovrebbe farlo anche lei?
L’Inesperienza accelera: correrà dritta e in un baleno sarà arrivata a destinazione. Con gli zoccoli batte rintocchi sordi sulle rocce e i contraccolpi le fanno vibrare le ossa.
L’altra bestia è già lontana, ormai prossima alla vetta. Deve raggiungerla.
Un bruciore insopportabile le arpiona le cosce. Lei piega una zampa, perde l’equilibrio e cade di fianco. Rotola giù dal costone in una valanga di sassi e polvere e si schianta a terra. Le duole tutto: rialzarsi è impossibile.
Abbassa le palpebre, le rialza e… Una sagoma avanza verso di lei, il sole alle sue spalle la riduce a un’ombra confusa. Chi è? La sagoma abbassa la testa e avvicina il muso a quello dell’Inesperienza. Ha una lunga cicatrice su uno zigomo, le zampe segnate da solchi e rilievi scuri. Le sue corna ricurve hanno le punte scheggiate. Bela sottovoce, le struscia il naso sul capo e si lancia in corsa verso la parete.
Che fosse l’Esperienza? Forse le sue cicatrici significano che cadere e poi riflettere è un modo per imparare.
L’Inesperienza si rialza. Proverà ancora.

Bestia duecentotrentasettesima

La Ritrosia si affaccia da un buco nel terreno. Ha il capo arrotondato, della stessa larghezza del corpo serpentiforme, e due occhietti circolari simili a grani di pepe nero. Ruota su se stessa per accertarsi che nessuno le si avvicini, si sporge appena di più e adagia il ventre contro il suolo.
Una mosca sbuca da un ciuffo d’erba e si mette a ronzarle intorno.
La Ritrosia schizza all’indietro come una molla e si ricaccia dentro al buco. Basta poco per metterla in fuga: la sua pelle rosea è così sensibile che anche un alito di vento può ferirla.
Forse col tempo sentirà meno male. Forse, se rimarrà ferma ad aspettare, quella stessa mosca un giorno potrà toccarla.

Bestia duecentotrentottesima

La Credulità è una balena priva di fanoni. Spalanca la bocca e risucchia tutto ciò che ha davanti: pesci, gamberetti, acqua e menzogne. Non ha modo di filtrare il proprio pasto, perciò ingoia ogni cosa. Si riempie di sostanze nocive, di pericolosi parassiti che rischiano di colonizzarle il cervello e di trasformarla in un gigantesco zombie. Se ciò dovesse accadere, essa diverrebbe una minaccia per l’equilibrio dei mari.

Bestia duecentotrentanovesima

La Disapprovazione ruota il capo piumato da un lato e dall’altro in segno di diniego, in un moto ininterrotto che ricorda quello di un orologio a pendolo. Tutto il corpo dondola sul ramo rispondendo ai movimenti della testa. Persino le penne della coda, sempre dritte all’insù, si agitano come fossero lunghe dita dissenzienti.
Essa è un rapace contrario a tutto e a tutti, anche a se stesso. A volte è necessaria, ma va tenuta a bada. Se niente la frena, le vibrazioni che emette si amplificano fino a causare terremoti. Si tenga a mente che non sempre ha ragione: a forza di agitare la testa, può capitare che perda di vista ciò che conta davvero.

Bestia duecentoquarantesima

Lo Straniamento si accuccia di fronte a un… Che cos’è? Ha lunghe appendici contorte, simili a tentacoli che spaccano il terreno e precipitano nel sottosuolo. Si diramano dal fondo di una spina dorsale ricoperta da un’epidermide bruna e frastagliata. Dall’apice dell’alta schiena si allungano braccia scheletrite, forse una decina, con dita tese verso l’alto. Alle falangi sono appese escrescenze piatte di un verde brillante.
Fino a ieri sapeva cosa fosse. Oggi non più. Gli succede spesso: i suoi occhi scompongono gli oggetti, terrorizzano la Familiarità. Tutto si fa nuovo, distante e bizzarro.

 

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