Bestia centoquarantaseiesima
La Scontrosità è un rospo dalla pelle verrucosa. Ogni volta che qualcuno gli si accosta, l’animale si gonfia fino ad assomigliare a un’enorme vescica bruna su cui si staglia un paio di gelidi occhi dalle pupille orizzontali. Si mette di sbieco, senza incrociare lo sguardo dell’avventore, ed emette rombi minacciosi dilatando la lucida pappagorgia. Quasi tutti lo scansano, intimoriti dalla sua mole o indispettiti per la sua ostilità, e si allontanano.
La Comprensione, invece, decide di restare. Si acciambella placida a qualche passo da lui e attende. A volte per ore, a volte per giorni. Alla fine, estenuato dallo sforzo di apparire più grande di com’è, il rospo si sgonfia e, tremando un poco, mostra la propria fragilità.
Bestia centoquarantasettesima
La Diffidenza sporge appena il capo da una fessura del solido carapace. Il prato è semideserto, solo una talpa si affaccia all’imbocco della propria tana. Via libera: non ci sono pericoli in agguato.
Tira fuori le zampette rugose, su cui campeggiano ancora le cicatrici delle antiche ferite che la convinsero a rifugiarsi nel guscio. Avanza circospetta, al riparto dei cespugli. Le piace stare da sola, è l’unico modo che conosce per rimanere al sicuro. Eppure ha sempre quel groppo in gola…
La Fiducia compare dal niente, le si accosta e prende a carezzarle il carapace.
Il cuore della Diffidenza batte rintocchi sordi che si amplificano nel guscio. Le manca il respiro, ma quella zampa che la sfiora è così leggera!
Abbassa le palpebre e china il capo. Il groppo si scioglie, un’onda calda le riempie il petto.
Forse, almeno stavolta, vale la pena di lasciarsi andare.
Bestia centoquarantottesima
La Suggestione spalanca gli occhi di vetro. La marmotta che le sta davanti fissa il proprio riflesso distorto da quei piccoli specchi circolari, animati da strani giochi di luce. Resta impietrita, come se fosse sotto ipnosi.
La Suggestione schiude le labbra e sputa uno sciame di Convinzioni che volano fino alle orecchie della marmotta e vi penetrano, scompaiono all’interno e infestano la sua mente annebbiata.
La bestia dagli occhi vitrei abbassa le palpebre e si allontana verso la foresta. La marmotta, invece, ruota il capo di qua e di là, indietreggia, solleva una zampa. I suoi movimenti ricordano quelli di un burattino disarticolato. Un ronzio assordante proviene dal suo cranio: le Convinzioni che l’hanno invasa stanno assumendo il controllo.
Bestia centoquarantanovesima
La Riluttanza punta gli zoccoli a terra. Le zampe della Persuasione le premono contro le natiche, ma invano.
Davanti a loro il sentiero si srotola polveroso fra i campi di granturco. C’è qualcosa di sinistro, un tremore che risale dalle profondità della terra: è senz’altro un Dubbio che divora il sottosuolo e cresce, cresce, cresce.
La Persuasione spinge più forte, la Riluttanza contrae i muscoli e raglia decisa. Già una volta è stata condotta in un pantano e ha rischiato di non uscirne più. Non cederà di nuovo al volere di chi la mette in pericolo.
Fa un respiro profondo e si trasforma in un blocco di granito.
Bestia centocinquantesima
La Superstizione si allontana dalla madre e trotterella in mezzo al campo. L’erba si flette sotto le dita del vento e il cucciolo rimane senza fiato: perché gli steli hanno chinato la testa? È un presagio di sventura?
Si sdraia all’ombra di un salice e un rombo di tuono fustiga il cielo. Lui balza in piedi: dovrà evitare di riposare sotto gli alberi, altrimenti verrà un temporale.
Fa un passo indietro e calpesta un fungo nero. Il vento gli porta lo sciacquio di un torrente che potrà dissetarlo. Ogni volta che vorrà dell’acqua dovrà cercare un fungo da schiacciare!
Finalmente è tutto più chiaro: corde invisibili sono tese ovunque, e ogni azione può pizzicarle, scatenando catastrofi o producendo meraviglie. La ragione di tutte le cose è nell’impalpabile.
Chissà perché sua madre sostiene che sia ancora semicieco, che una patina di magia gli veli gli occhi. A lui sembra di vedere così bene!