Bestia trentaseiesima
La Tristezza è un essere acquoso abbandonato alle correnti marine. I suoi tentacoli trasparenti ondeggiano simili a veli nelle profondità color petrolio.
Quando il buio l’assedia il suo corpo emana un chiarore fluorescente. Interi banchi di piccoli pesci, richiamati dal disperato brillio, accorrono e la trasportano verso riva.
L’ultima fatica spetta a lei: dopo aver attraversato l’abisso, prende a muovere i tentacoli e in breve, assecondando l’onda che la sospinge, si arena sulla battigia, dove il sole di un nuovo giorno la liquefa.
Bestia trentasettesima
La Nostalgia ulula sulla sponda di uno stagno. Si accoccola a terra e osserva i reticoli luminosi che frammentano la superficie: l’acqua è una pozza d’inchiostro nella quale gli astri notturni si tuffano a tratteggiare ricordi lontani, memorie di una vita cucciola. Una brezza appena sospirata sparge fra i giunchi l’odore dei crisantemi. Il Passato scivola accanto alla Nostalgia, vortica tra i fili d’erba e schizza via lontano. Il tempo sembra accelerare. Il sole esplode all’orizzonte, la trama delle stelle si dissolve. Resta il sapore agrodolce del ricordo, l’orma palpitante di quel che è stato.
Bestia trentottesima
La Vendetta latra sul cadavere di una bestia dilaniata.
La fatica dei giorni trascorsi inseguendo la preda le pianta manciate di spilli nelle cosce.
Si è macchiata le zanne di sangue per riparare a un torto, per ritrovare la pace. Non ha ucciso per fame, ma perché la Giustizia ha tardato a venire.
Aspetta che il vuoto nel suo stomaco scompaia. Inspira a lungo e trattiene l’aria nei polmoni.
Il gorgo è sempre lì. Trabocca di una rabbia acida, che le corrode il ventre e le risale l’esofago.
Ringhia spargendo a terra stille di un rosso carminio.
L’attende un’altra notte senza pace.
Bestia trentanovesima
L’Ansia abita una gola incassata fra pareti strapiombanti.
La brezza le attraversa la pelliccia recando con sé rumori indistinti: dietro le rocce, larghe e contorte come bestie aliene, fruscia l’ignoto. Da un momento all’altro un’ombra assassina calerà su di lei.
Accelera il passo. Il sole le trafigge la schiena, il caldo la schiaccia a terra.
L’aria tremola pizzicata da dita invisibili, i massi più lontani ondeggiano come fiammelle.
L’Ansia si ferma e tende le orecchie: un battito sordo rimbomba fra le rocce. La fine si avvicina.
Si dà una spinta con le zampe posteriori, scatta in avanti e… il battito accelera. Non intorno a lei, ma nel suo petto: è il suo cuore la creatura in agguato.
Bestia quarantesima
L’Indolenza è circondata da sorgenti, frutti e piante che non desidera.
Se ne sta inerte con l’addome schiacciato a terra e le zampe allungate come rami secchi.
Colonie di termiti e formiche le brulicano sulla groppa, un nugolo di mosche le ronza attorno alla coda.
Lei non si muove. Respira controvoglia e socchiude le palpebre.
Il fango le inzuppa i crini, il muschio le assedia i fianchi. Un lichene verdognolo le si allarga su una zampa.
Presto l’edera le ricoprirà il muso e le chiuderà gli occhi per sempre.
Sia pure, la sua è la vita di un sasso.