“Ci sono pochissimi mostri che giustificano la paura che abbiamo di loro.” È una frase attribuita ad André Gide che ben si presta a ribadire la missione del Bestiario delle emozioni: andare alla ricerca delle creature che abitano dentro di noi, dar loro un nome e un corpo e imparare a conoscerle per temerle di meno.
Buona lettura!
Bestia undicesima
L’Assenza riempie la notte del suo lamento. Sfugge alla vista di chi la cerca e lascia dietro di sé orme profonde da cui si diramano lunghe crepe. Scorgendone nel buio il profilo confuso, ciascuno le riconosce fattezze diverse. Nessuno, però, riesce ad afferrarla. Quando sarà ormai lontana, i sentieri che ha percorso dovranno essere ricostruiti, il vuoto che abita le sue impronte dovrà essere colmato di senso.
Bestia dodicesima
La Vanità è un uccello che trilla nel cavo di un albero. Si compiace di ciò che l’eco gli risponde e prende a trillare più forte. Intorno si accalca una folla di creature curiose. L’uccello gonfia il petto e cinguetta con tutto il fiato che ha. Passano le ore e lui non fa che gorgheggiare. Il sole declina, i polmoni gli bruciano e la voce gli si affievolisce. Il suo pubblico lo abbandona. Rimane solo, in silenzio, di fronte al cavo buio di un albero vuoto.
Bestia tredicesima
La Pazienza riposa sotto il sole rovente. Tutto intorno si stende una pianura arida, gialla di erba bruciata. Le mandrie in fuga levano muggiti disperanti e si trascinano altrove in cerca di cibo. Lei dilata le froge e si riempie le narici dell’odore tenue emanato dai semi prossimi a germogliare. Basterà attendere un po’. Le mandrie scompaiono all’orizzonte in una lunga nuvola di polvere. Lei china il capo. Un ciuffo d’erba perfora la terra riarsa di fronte al suo muso. Sbuffa soddisfatta e lo addenta.
Bestia quattordicesima
La Fiducia dorme un sonno profondo e senza incubi. La luna soffonde il suo corpo quieto di una luce discreta, tratteggiando, intorno a lei, profili di arbusti, rocce e segrete creature. Per quanti siano i predatori nascosti nella notte, niente di male le potrà accadere. Occhi benevoli vegliano su di lei: l’oscurità è punteggiata di stelle.
Bestia quindicesima
L’Ipocrisia leva fusa ruffiane e abbassa le orecchie davanti ai propri vicini. Dilata le pupille sulle iridi color smeraldo e si accosta all’Ingenuità, che inclina la testa di lato e cinguetta. L’Ipocrisia le mostra il mento come a cercare una carezza e schiude appena le labbra. Un attimo dopo fa scattare le mandibole.