Le Poesie giovanili di Paolo Volponi

di Luca Ariano

Inaspettata scoperta la pubblicazione di queste poesie giovanili di Paolo Volponi ritrovate dalla figlia Caterina. Il volume, curato da Salvatore Ritrovato e Sara Serenelli, raccoglie poesie scritte tra gli anni Quaranta e i primi anni Cinquanta, periodo della pubblicazione delle raccolte Il ramarro (1948) e L’antica moneta (1955). Nell’interessante Nota al testo possiamo leggere le varianti e la genesi di queste poesie. Come scrive Salvatore Ritrovato nella sua Introduzione, ci troviamo davanti un Volponi giovanile, sicuramente più acerbo, ma anche più diretto del Volponi poeta che abbiamo potuto ammirare nei libri successivi. “A elencare le caratteristiche principali di questo giovane poeta, si fa presto. Parliamo della predilezione per la frantumazione sintattica, sottolineata da un’ interpunzione non molto sorvegliata, da versi appesi a una parola o a poche sillabe, di certe slogature discorsive che sospendono lacerti di testo in gesti assoluti; e infine delle immagini che tessono quel cipiglio antidannunziano, antieroico. […]” Salvatore Ritrovato) In questi versi sono evidenti gli echi di autori che hanno influenzato la sua formazione come Giuseppe Ungaretti, Dino Campana, Vincenzo Cardarelli, Eugenio Montale e inevitabilmente Giacomo Leopardi (quasi scontato per un poeta marchigiano) trasfigurato in questi versi: “La luna muore / e perde sangue chiaro / che si riversa / nelle gole latranti dei cani / negli occhi delle civette / che più non hanno pace.” Non solo poeti italiani, ma anche Edgar Lee Master e poeti spagnoli tradotti da Carlo Bo che in quegli anni venivano finalmente fatti conoscere in Italia. La natura, ben presente nell’opera di Volponi, si ritrova in queste poesie assieme ad elementi materici come i sassi, gli alberi, l’acqua, ma anche tanti animali, in particolare uccelli: “Sempre io guardo l’acqua del fiume /  cercando la tua impronta, / le tue membra disperse /  come trote leggere.” Oppure: […] La falce rotata / hai menato / fra lampi di sangue / caldo. / Lo spavento dei piccioni / rochi fra gli archi.” In questi versi pare di leggere certe poesie di Federico Garçia Lorca, ma anche di Antonio Machado non estranei al sentire di Volponi. Non solo animali, ma anche tanto paesaggio marchigiano e molto eros, diretto, carnale, senza filtri o censure: “Volevi ingannarmi. / Stringevi /  le cosce, / e smaniavi / per la tua verginità.” Oppure: “Raccogli le tue membra / nel greve lenzuolo sudato, / vorresti tuffare la lingua / nel caldo saporoso.” Atmosfere che ci ricordano certe poesie di Cesare Pavese o racconti di Alberto Moravia in un’epoca in cui il sesso era un tabù, da nascondere o accennare in maniera ermetica. Il giovane Volponi qui non si pone alcun freno, complice forse l’ardire della giovane età. Non solo eros, ma anche tante ansie, angosce, turbamenti giovanili di chi spesso si sente inadeguato: “Non voglio un ridicolo coro, / non voglio essere itinerario di postini. / Non potrei scordarmi / ed avrei un’eternità d’indifferenza. / Non voglio essere vostro. / La morte lasciatemi almeno / che sia mia. / Voglio morire come mi pare.” (L’eroe) Toni corazziniani in questa poesia, ma anche lontani echi romantici. Leggere queste Poesie giovanili aiuta a comprendere il Volponi degli anni seguenti, ad apprezzare il lavoro svolto sulle sue opere, ma ci fa anche scoprire un poeta per certi aspetti nuovo con in nuce alcune tematiche già presenti che in seguito saranno sviluppate con altro vigore e che ci riportano ad una società contadina preindustriale legata a certi riti arcaici della terra, delle stagioni, di vita, morte e del rapporto indissolubile con la natura e il mondo animale che da lì a qualche decennio sarebbe andato perso. Chiudiamo questa breve recensione con le parole di Salvatore Ritrovato all’inizio della sua Introduzione: “Entrare nel laboratorio di un poeta nei suoi primi movimenti e dilemmi creativi, osservarne le istanze germinali, è evento raro; poterne osservare gradualmente i dubbi, gli slanci, le tensioni interne è affare quanto mai arduo e delicato, soprattutto se si vuole rendere pubbliche le dinamiche testuali in una edizione in grado di affrontare lo sguardo di molti appassionati lettori.”

Paolo Volponi

 

La cicatrice sul collo
che si arrossava.
I seni
composti sotto la maglia
rossa
modellata
fino all’anca.
Sul grembo
ricciuto
la mia mano,
la seta arrotolata.
Nell’osservazione
moriva
il mio amore.

 

*

 

Capiterò di là con una tromba,
squillerò dalla collina
sulla valle.
I seduti dell’attesa
s’alzeranno a camminare
e non troveranno strade.
Sarà uno scherzo
a metà.
Capiranno d’essere perduti.
E allora si sdraieranno
a riposare
sull’argine verde
senza l’assillo
di perdere le trombe.

 

*

 

I sassi bianchi
sono le tue spalle
gli alberi
la tua statura
e se un cavallo galoppa
è la tua gola che batte.
Ancora stanotte
hanno acceso lampade chiare
sulle rive d’oltre-torrente
e la civetta ne stride.

 

da: Paolo Volponi, Poesie giovanili, a cura di Salvatore Ritrovato e Sara Serenelli, Einaudi, 2020, 11,00€.

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