L’ALTRA – Annalisa Ciampalini (Tutte le cose che chiudono gli occhi)

di Martina Luce Piermarini

E’ davvero inconsueto e pacificante trovare una parola che vive della sua natura – voce
stra-ordinariamente semplice, nitida che pervade a fondo il tessuto poetico come
nell’opera di Annalisa Ciampalini, poetessa fiorentina che vive e lavora nella sua città.
Voce di incantevole eco nella composizione dei testi , nella costruzione di questo palazzo-
silloge, mosaico del cammino antico e nuovo che getta ponti come strade capillari.

Tutte le cose che chiudono gli occhi  è un libro che si propaga ramifica procedendo a spirale come un diapason… E siccome in poesia tutto accade e nulla accade a caso, l’Autrice, spinta da una forza alchemica rigeneratrice, muta la spirale lirica in accuratissimo favo . A difesa dell’ oscuro le anime dei favi risplendono della luce della prima creazione. A difesa del linguaggio il logos della tradizione, i nomi, il verbo che pronuncia la parola e da
alimento alle cose da dentro, poiché solo nell’atto di chiudere gli occhi inizia la visione della realtà vera. Così in questo lavoro di cinque atti , cinque impollinazioni, cinque terre contrastanti, l’Autrice muove i passi della sua danza come un’ allieva funambola. Nel silenzio interminabile della notte abissale, al limite della dicotomia (v. “ Il posto- Viaggi”), al limite dell’enigma (v. “Stagioni in prestito- Forme del tempo”).

Immersa nella quasi totale chiarità, come sapiente cercatrice si apre e sviluppa altri sensi, semplifica il rumore
emozionale lasciando che l’opera si fortifichi , cresca attraverso il tempo della scrittura, senza sfondamenti, senza esplosioni, metta radici. Senza violenza. La poesia cresce misteriosamente come la casetta delle api, amata dall’apicultore e nascosta tra i giunchi melodiosi della riva.

I passi muovono attraverso la corrente del silenzio e del pensiero, l’uno dentro l’altro fino a coincidere; finché il paziente “sentiero” compiuto dalla scrittura non avrà tra le dita il fiore di un ascolto che non adoperiamo mai, che scorre dentro e fuori di noi “ nel fiume “ o “ in casa”.

“C’è sempre
un tempo piccolissimo negli occhi
una forma di innocenza, forse solo smarrimento”

Sensibilissima al richiamo della terra e delle foreste , la voce brucia nell’aria e percorre il mondo; persi come siamo nell’isolamento forzato di noi stessi, terrorizzati dai volti e dalle maschere, cosa ci rimane se non conserviamo la scintilla del fiume e del sentiero? Poiché il buio invase il cuore delle alture e il sole ci ferì gli occhi come l’uomo del Mito della Caverna di Platone che ignorò la reale forma delle cose perché vive nella prigione che gli è stata costruita, e i suoi occhi non hanno mai visto il sole , solo il pallido riflesso di qualcosa sul fondo
confuso di uno schermo. Fino ad ora lo hanno ingannato sulla verità e la bellezza! Il Sole è fuori della Caverna, non importa se esiste il rischio di restare ciechi per la luce: occorre rifare dal principio quella parola. Immergersi, trovare pietra e sorgente.

“E’ un desiderio a condurci fin qua
un richiamo che insiste nei momenti di quiete.
Le camere affrescate
le storie antiche, lente
narrate sui muri.
La musica che sale nel cuore della notte
dalle rovine dei piani più bassi.
La nube di pensieri che cresce, ci confonde
e traccia cammini
che non conosciamo. “

*
STAGIONI IN PRESTITO

Come quando in una qualche stagione
spicca l’istante che la farà nostra
                                                 (Silvia Bre)

I nostri corpi complementari
il tuo chiarore
la mia esile oscurità.
Tua è la pietra dell’inverno
il seme dormiente nel giaciglio scuro
le mani che sanno dove premere.
A me resta l’albero lontano
il bianco che si accumula piano
il fiore pallido
esitante tra le dita.

C’è sempre qualcuno
nel punto immobile del fuoco
a tenere il segno mentre leggo
– eco di voci terrestri
alfabeto di sillabe.
Il cerchio bianco di una cucina
in un tempo fuori misura.

….

L’OSPITE

Qui le notti trascorrono più chiare
scendono quasi senza densità.
Io non riesco a prender sonno
per questo chiarore
acquatico e vibrante. Temo
che ogni notte scomparirà per sempre.

….

La mia preghiera è il tuo nome
pronunciato chiaramente
la constatazione muta e ripetuta
della cosa che ti sta accanto
e si oppone
E’ cercare, tra tutti i pensieri,
quello che su di te si ferma.
E’ una preghiera che guarda e ricorda
E’ la mia effimera presenza
e la tua ferita – viva
che non si cuce

All’improvviso scende un grande silenzio
e un ordine pallido
si dispone nella casa.
I pasti serali hanno la disciplina delle cose fredde
dei corpi tenuti a distanza. Nessuno
guarda la sedia vuota al suo fianco.
Lì c’è un luogo in cui la luce arriva piano

il punto che ci guarda
e va taciuto.

*

La casa è vuota. Ma qui è dove sedeva e si pettinava
I capelli di rugiada, una luce immacolata…
(Wallace Stevens )

COSA VUOL DIRE CHE NON CI SEI

Nel luogo che ti conteneva ogni mattina
così vicino a me, così limpido e vicino
nemmeno l’inizio di una forma
solo la volontà assoluta d’essere.
Non la promessa di un incontro, bensì il suo compiersi
ora. Nella luce ampia del presente.
Visita, che scendi fino a questi piani bassi,
quanta fatica trattenerti fino a sera!
E come devi sentirmi povera
tutta presa a rammendare la vita degli oggetti
curva sulla mia piccola cena.

….

Tutte le cose che chiudono gli occhi.
Tutte le cose che chiudono gli occhi
un attimo prima
e crescono un avanzo di tempo
dove si flettono dimenticano
confondono l’inizio con la fine.
Dove dormono nel profondo
sotto le loro stesse radici.
Dove l’occhio del ventre si chiude.
Dentro al ventre e sotto le radici:
un tempo fuori campo
in attesa
un sangue scuro, maggiore
che si oppone alla morte.

L’attesa cantata da un rumore di fondo
non diventa mai ansia.
Sale piano, come l’acqua in una grande vasca
e quietamente approda a un’eterna sospensione
che solletica e non consuma.
Un tempo umile
uno splendore semplice, di terra
luce che nasce dall’erba.

Annalisa Ciampalini è nata a Firenza nel 1968. Ama da sempre la poesia e la matematica, la musica e la natura. Nel 2008 ha pubblicato la raccolta L’istante si dilata con Ibiskos Editrice, nel 2014 la raccolta L’assenza edita da Landolfi Editore. Nel 2018 pubblica Le distrazioni del viaggio con Samuele Editore, libro tradotto in spagnolo da Antonio Nazzaro.
Suoi contributi appaiono su diverse antologie edite da Fara editore. Insieme a Giancarlo Stoccoro ha contribuito al libro Pierino Porcospino e l’analista selvaggio (ADV Publishing House 2016 ), volume che raccoglie testi di diversi autori. Tutte le cose che chiudono gli occhi (2022) è edito da Italic peQuod, nella collana “Porto sepolto”, a cura di Luca Pizzolito.

 

 

*

Martina Luce Piermarini, L’angelo pietra

Ci fu un momento
in cui ti scoprivo entrare
ti scoprivo nascosto in quel chiarore
come mosso dal vento
(ma non c’era vento solo pietra e tu entravi )
Mille inverni andai in cerca di quel segreto
mille polveri portai dentro
nel capogiro dei fantasmi
senza chiamare nulla con nulla
Ti vedevo avanzare sull’acqua verde
entrare per la piega delle ali
con quel peso immacolato e orribile
con quel sorriso fondo di buio
e quel respiro sempre più vicino alla morte
Ci fu un momento in cui ti seguii entrare
per quella strada di vento per quella solitudine ferita
e percossa enorme e bianca
Eravamo l’eternità, il segreto contro tutti i segreti

Martina Luce Piermarini

 

 

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