Una nuova rubrica, dedicata alla poesia delle donne e curata dalla scrittrice e poetessa Martina Luce Piermarini:
in poesia solo poesia vive
riecheggia e fonda il candore
di chi osa pronunciare il nome all’infinito
Come si cura una rubrica sulla poesia delle donne di tutti i tempi?
Non ne ho la minima idea se non un presentimento di orgogliosa appartenenza ad un altro sentire,
diverso e uguale come l’altro nome sconosciuto, quello del poeta e dell’usignolo che mesto canta
i guai incantati del mondo …. Dagli usignoli dell’Edipo a Colono di Sofocle che accompagnano Antigone e il vecchio re verso il proprio epilogo, dalla regale Saffo alla poesia contemporanea, con la delicatezza di un impercettibile turbamento, la poesia travasa nella voce delle donne una stretta confinanza e una profonda intimità con il dolore e la vita.
Dov’è il luogo di colei che non ha luogo? Dove la casa?
Tutto preso nelle maglie di questa arcana e sibillina Me che si dimena e fugge dal proprio corso; il fiume trova la sua valle, se non c’è la crea, la produce come esprime nella sua essenzialità il nome stesso di quest’arte nel suo infinito coniugarsi…. la Poiesi, ricordava un amico, vuol dire “fare, produrre” nei suoi molteplici tagli, atti e sfumature. Indica l’impatto proprio di una vita colta nel suo significato e centro, ossia nella Sua progressiva e distintiva rivelazione che sola, per epoca fede e destino, cerca traccia disegna; poi la tradisce, cancella il nome e lo riscrive, senza ragione continuamente lo ama e lo rinnega. Come l’usignolo colto nella meraviglia e nell’estasi del canto, così la voce prende possesso dell’immagine femminile che disperatamente incarna, la abita il tempo necessario della sua opera poi se ne dimentica per riprendere il cammino più in là, senza resistere alla corrente di un nuovo cominciamento. Quando l’immagine superflua cade e scivola nel lavacro antico della memoria e del principio, la poesia diventa nitida, incisiva, paradossalmente irreversibile e inspiegabile così, rinascendo a sé stessa, genera il sussurro e l’ armonia di questa diversa timida e potente straniera.
Per iniziare vi propongo tre liriche di Saffo: “Saffo è considerata la più grande poetessa tra i lirici greci. Nacque e visse nell’isola di Lesbo, fra la fine dell’VIII e l’inizio del VII secolo a.C.
Si sa che sposò un uomo ricco originario di Andro e che ebbe una figlia, Cleide. Saffo ospitò nella sua casa parecchie fanciulle che venivano spesso da paesi lontani, “ il tiaso “. Scopo del tiaso era l’inserimento delle fanciulle nella società delle donne sposate. Le allieve, nella casa di Saffo si esercitavano nelle arti di cui erano ispiratrici le Muse. Danzavano, cantavano, intrecciavano corone e se ne cingevano, cospargevano di unguenti i vestiti e imparavano a muoversi con grazia ed eleganza, una forte motivazione religiosa guidava ogni attività del gruppo… ” Le tre liriche e i cenni bio sono tratti dall’ antologia illustrata POESIA di Elvira Marinelli ( Giunti, 2001).
Infine troverete tre miei inediti che ci riportano al momento contemporaneo, attuale… così procedendo anche in futuro affinché dei numerosissimi fili musico-familiari sulla poesia delle donne, si intraveda il guizzo unitario della tela.
SAFFO
MI APPARE SIMILE AGLI DEI
Mi appare simile agli dei
chi ti sta vicino e il dolce
suono della tua voce ascolta
mentre parli
e ridi graziosamente.
Il mio cuore sussulta nel petto,
mi basta guardarti e la voce
si perde
e la lingua è bloccata.
Un fuoco sottile mi sfiora d’un tratto la pelle,
la vista s’annebbia
rintronan gli orecchi,
e tutta sudata e tremante
pallida son come erba:
sembra che niente ormai manchi
a farmi rapir dalla morte.
LA LUNA E’ TRAMONTATA
La luna è tramontata
e le Pleiadi anche.
E’ già mezzanotte.
Così svanisce pure la mia giovinezza
e nel mio letto resto sola.
L’ AMORE MI HA LACERATO L’ANIMA
L’amore mi ha lacerato l’anima
con la stessa violenza
con cui il vento del monte
s’abbatte sulle querce.
MARTINA LUCE PIERMARINI
OSSERVAZIONE
c’è una ragazza in una foto,
una ragazza di colore, bella. Guarda giù, in basso c’è qualcosa di sofferente.
Che non so. Le gambe magre infossate
le mani consumate dal lavoro. In testa un fazzoletto strappato le copre quasi
gli occhi vuoti perfino di tristezza.
Di fianco invece, un bambino con gli occhi profondi, come se già conoscesse la vita.
Non avevo mai visto un bambino triste da sempre.
Allora ho provato a guardare dentro di me, non ho visto niente.
(giugno 1989)
L’ ALBA DOPO NOTRE DAME DE PARIS
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(16 Aprile 2019 ore 6 del mattino)
poi tutto si interrompe
lei muore bianca
come gli uccelli bianchi
che gridano senza perdono
(20/02/2022, contro la violenza sulle donne )
NOTIZIA
Martina Luce Piermarini vive e lavora a Macerata. Specializzata in drammaturgia, ha scritto le opere teatrali Interno Camera (Piccolo Teatro di Milano e Progetto Terra dei teatri Regione Marche 2000- 2002) e Luci nel Pozzo (Macerata, Treia 2010 ); in ambito poetico ha pubblicato Interferenze alla luce (Italic, 2014 ) e Il sonno della visione, presentato nel Festival Internazionale Bologna in lettere nel 2020 e finalista Premio InediTO Colline di Torino 2021 sezione poesia. Presente in antologie, riviste specializzate e blog letterari come “ blog- mag” Arcipelago Itaca, Atelier e il primo Blog di poesia della RAI. E’ ideatrice e direttrice artistica di manifestazioni e spazi culturali e curatrice della rubrica di poesia e spiritualità “La Ghianda”, quotidianamente fruibile sull’emittente radiofonica Radio Nuova Macerata del circuito “inBlu”.