Bestia duecentoventiseiesima
L’Irrequietezza è figlia dell’Ansia, che la partorisce in corsa, fuggendo da un nemico ignoto. Subito le zampette della bestia neonata frullano rapide dietro alla madre: il cordone è ancora attaccato, ma lei è già in grado di scappare. Si precipita scomposta fra nuvole di polvere, ignara della meta a cui tendono. Non è facile tenere il passo dell’Ansia, ma deve farlo se non vuol essere trascinata fra i sassi. Il suo affanno durerà finché la madre non sarà al sicuro e reciderà il cordone. Allora lei sarà libera e finalmente quieta.
Bestia duecentoventisettesima
La Compulsione ha il collo flesso da spasmi intermittenti. Si morde il labbro inferiore coi canini e raspa il suolo coi piedi, lanciando mucchietti di terra e pietrisco nella voragine aperta al centro della radura.
Sul fondo del crepaccio l’Ansia rimbalza tra le pareti, lo scalpiccio rimbomba nello spazio angusto. La Compulsione deve seppellirla, far tacere il rumore di quelle zampe che corrono a vuoto.
Lo spasmo s’intensifica e una fitta le attraversa i muscoli cervicali. Il piede le frulla come l’ala di un colibrì.
Il pietrisco sollevato precipita nel burrone e si schianta sulle rocce, così l’Ansia si ferma e solleva il muso verso l’alto, ma scuote il capo e riprende la corsa.
La Compulsione sa che la voragine non verrà colmata dal suo lavorio: l’Ansia non soffocherà là sotto. Ma le basta che smetta di scalpicciare anche solo per un secondo, così continua a raspare. Non potrebbe fermarsi nemmeno se lo volesse, perché l’Ossessione che le striscia nel cranio la manovra come un burattino.
Bestia duecentoventottesima
L’Ipocondria si lecca una zampa e incappa in una crosticina rossastra: di certo è un presagio di morte. La mordicchia finché non si rompe e una stilla di sangue le bagna il pelo. Che sia l’inizio di una grave emorragia?
Ha un nodo in gola, senz’altro a breve soffocherà. Crolla a terra e lambisce ancora la ferita: il sangue si è già seccato. Ma cos’è quella macchiolina violacea che campeggia sulla punta della sua lingua? Presto si allargherà e la lingua le cadrà dalla bocca. L’Ipocondria guaisce, abbassa le palpebre e si scuote appena.
La Paura che le vive fra le scapole serra le chele per rimanere salda alla sua pelliccia. Quel crostaceo le tiene compagnia da quando, ancora cucciola, rischiò di morire annegata. Venne salvata dai flutti, ma la Paura le è rimasta aggrappata alla schiena, e non l’abbandona mai.
Bestia duecentoventinovesima
L’Impulsività si contorce su un ramo. Un gorgoglio cupo le rimbomba nello stomaco, la fame si fa insopportabile e le appanna la vista, ma lei riesce comunque a cogliere una sagoma scura che ronza a mezz’aria, si abbassa zigzagando e si posa su una foglia.
L’Impulsività fa scattare la lingua a ventosa e la centra in pieno. Il ronzio le si spegne fra le mandibole. Fa per masticare, ma un bruciore insopportabile le infiamma il palato, così spalanca la bocca.
Una vespa saetta fuori sbattendo le ali imbrattate di saliva.
Un altro mormorio scuote il ventre dell’Impulsività. Adesso, però, il suo palato è così gonfio che non potrà mangiare per giorni. Se solo non avesse avuto tanta fretta!
Bestia duecentotrentesima
Il Decoro è una creatura posticcia, l’ibrido artificiale che riunisce in sé le sembianze della Dignità e quelle della Convenzione. Ha le corna ritorte ornate con nastri e sonagli, gli zoccoli avvolti in panni di seta e un ciondolo a forma di spirale che gli pende dalla coda.
Una folla di uomini, donne e bambini lo segue in processione: tutti gli occhi sono fissi sul ciondolo, tutti i passi ricalcano il ritmo dettato dall’andatura della bestia. Sotto la sua guida il corteo cammina sulla buona strada. Quasi nessuno si domanda se ne esista una migliore, se i vicoli traversi non celino tesori da scoprire.