Bestia centoundicesima
La Libertà sorge dalla terra e tende le zampe esili, simili a rami fioriti, verso il cielo terso. Ha radici d’albero e ali d’uccello: può decidere quando impiantarsi e quando spiccare il volo.
Il suo sguardo spazia oltre i recinti edificati dalle false autorità. Li raggiungerà senza calpestare le radici dei suoi simili, poi volerà via.
La brezza le scompiglia la criniera di morbide liane, che fluttua e accarezza il mondo intero. Un seme le cade di fianco: nessuna Libertà può esistere da sola.
Bestia centododicesima
L’Assuefazione rompe l’uovo e apre gli occhi sul fondo di un lago cristallino: le rocce bianche rifrangono i raggi obliqui del sole, ciuffi di alghe rosse ondeggiano nella corrente. La bestia sbatte la coda, il cuore le rimbalza nel petto: il barbaglio dorato che anima le acque è meraviglioso.
Il cuore rallenta, i colori intorno a lei sbiadiscono. Dopotutto il lago è quello che è, niente di straordinario. Le è bastato nuotare in cerchio per qualche istante e ha già smarrito lo stupore.
Un vermetto si agita in superficie. L’Assuefazione lo raggiunge e lo ingoia. Un dolore lancinante le squarcia la bocca, qualcosa le perfora il labbro. Si dibatte, le gira la testa e… buio.
Si rianima in uno stagno putrido, fra alghe marce e nugoli di zanzare. Perché l’hanno gettata lì? Ha le branchie ricoperte di fango, la melma le riempie la gola. Il sapore è rivoltante, ma deglutisce. Basta abituarsi.
Questa è la sua casa, ora. Questa è la sua vita.
Bestia centotredicesima
La Saccenteria scende in picchiata e gracchia nel vento la propria visione del mondo. Le bestie terrestri, laggiù, sono incapaci di raggiungere le altezze che frequenta: capiranno ben poco di ciò che ha detto. Lei, avvezza a sfrecciare tra le nuvole, conosce bene i segreti della terra, che scruta dall’alto ogni giorno.
Una vecchia tartaruga volge lo sguardo al cielo: la Saccenteria, col petto gonfio e una criniera di folte piume, sbatte le ali e si allontana senza ammettere replica. Povera illusa, crede di sapere tutto, ma da così lontano non può che essere cieca ai dettagli e alle singolarità. Il suo è solo un punto di vista.
Bestia centoquattordicesima
La Saggezza ha i fianchi segnati da reticoli di cicatrici. Disegnano memorie di errori commessi, mappe che indicano la via per sentieri ingannevoli e per scelte avventate.
Ruota i tre occhi rotondi in direzioni diverse: col primo legge i segni del passato, col secondo osserva il presente, mentre il terzo esplora la linea dell’orizzonte. Fonderà i suoi sguardi in una sola visione e così, ricordando i pericoli corsi e il dolore provato, sceglierà una strada migliore.
Bestia centoquindicesima
La Dipendenza è un parassita dal corpo molle. Affonda il rostro nel collo della bestia che ama e ne sorbisce a piccoli sorsi il sangue, i desideri e le volontà.
L’ospite sbuffa e si scuote per sbarazzarsi di lei. La bestiolina trema: ha commesso un errore?
Quel sangue e quel calore le sono indispensabili, perciò serra le mandibole con maggior vigore. Se cadesse a terra non avrebbe più niente, non troverebbe pace senza una bestia a cui aggrapparsi.