Alice Urciuolo entra come finalista dello Strega 2021 con il suo romanzo di esordio, intitolato Adorazione. Presentata dal poeta Daniele Mencarelli, la giovane autrice viene dalla scrittura audiovisiva seriale: una circolarità creativa che oltrepassa mezzi espressivi e linguaggi differenti, abbattendo vecchie e superate barriere culturali.
Quando ho incontrato per la prima volta qualche anno fa Alice Urciuolo sul set di una serie poliziesca cult (Rocco Schiavone, interpretata da Marco Giallini) mi ha colpito la profondità del suo sguardo. Alice era presente, curiosa di tutti gli aspetti artistico produttivi della serie, ma nello stesso tempo sembrava lontana dalla frenesia del set. C’era nel suo sguardo una distanza che all’epoca ho scambiato per timidezza, ma che oggi riconosco come lo sguardo di chi osserva la realtà per raccontarla.
Dopo questo breve apprendistato, Alice è passata alla scrittura di un teen drama di successo, Skam Italia, un’esperienza che le è servita ad aguzzare ancora di più il suo sguardo e forgiare quell’ oggettività di scrittura che si ritrova nel suo romanzo di esordio, Adorazione. A colpire in quest’opera prima, opportunamente segnalata all’accademia del premio Strega 2021, è la capacità di raccontare le storie di un gruppo di adolescenti di provincia e la loro minuta quotidianità dando alle loro vicende una dimensione di universalità. Leggendo si ha la sensazione di partecipare a un dramma corale dove, nella provincia disseccata e asfittica di oggi, tutti i protagonisti si sforzano di diventare adulti, cercando in modo provvisorio e sospeso la propria strada. Questa identificazione immediata, dipende non solo dallo stile colloquiale e diretto adottato dall’autrice, ma anche dal suo particolare sguardo sulle vicende dei personaggi, da quella profondità remota che è capace di restituire il vissuto e farne letteratura. Una dote rara, propria degli scrittori maturi.
Ma Alice è già in viaggio verso un’altra avventura e figura fra gli autori di una nuova serie audiovisiva, intitolata Prisma, di imminente realizzazione. Mentre dal suo romanzo di esordio verrà probabilmente tratto un film.
Dove sta la buona notizia? Secondo me, non solo nella scoperta di una nuova e promettente scrittrice, ma soprattutto nella sua flessibilità espressiva che si traduce nella frequentazione di media diversi. Questa duttilità è la migliore dimostrazione che è possibile, e forse utile, sperimentare linguaggi solo apparentemente distanti, senza presupporre livelli o dislivelli tra la narrativa audiovisiva e la letteratura. Non esiste una narrativa alta e una bassa, esistono solo opere ben scritte e opere sciatte. Questa è l’unica distinzione che dovrebbe essere accettata e condivisa nella cultura letteraria di un Paese post moderno.