Bestiario delle emozioni

Bestia centunesima

La Creatività alza il naso al cielo. Le stelle sono gocce di luce solitarie, distanti le une dalle altre. Ma c’è qualcosa nel buio che le separa, delle linee sepolte nell’oscurità densa.
Solleva una zampa e, seguendo quelle linee, connette le stelle: la notte si popola di ricami d’argento.
Ai suoi piedi la luce degli astri si riflette in una pozzanghera. Lei raccoglie il fango tra i cuscinetti delle dita e lo impasta per plasmare un mondo nuovo. Piccole creature brune prendono a danzare.
L’Idea che le cresce nel ventre scalcia. La Creatività si alza in piedi e si addentra nel bosco. Sfiora le fronde degli alberi, che si caricano di fiori luminescenti. Nell’aria si spande già l’odore dei frutti che verranno.

Bestia centoduesima

L’Accoglienza saltella fra gli eucalipti e si china a brucare i ciuffi sparuti di erba fresca. Una bestiola pelosa arranca in mezzo alla sterpaglia, solleva due occhi nerissimi su di lei ed emette un uggiolio: sembra esausta.
L’Accoglienza scosta con una zampa il lembo di pelle del suo marsupio e con un cenno del capo invita la bestiola a entrare. La ospiterà volentieri.
Quella si avvicina, la annusa e si lascia scivolare nel suo grembo. Prende posto fra le altre creature che già riposano nella penombra, tutte diverse fra loro, ma in pace, accomunate dall’esperienza di un lungo cammino.
L’Accoglienza dondola sui fianchi e intona una nenia.

Bestia centotreesima

L’Egoismo si acquatta su un ciottolo che affiora dall’acqua del ruscello, spalanca la bocca e beve tutta l’acqua che può. Il suo ventre si gonfia, la pelle si tende fin quasi a lacerarsi, così lui serra le labbra, deglutisce e gracida soddisfatto. È sul punto di esplodere.
Urina e defeca nella corrente, i suoi liquami scorrono a valle, dove decine di creature raggiungono le sponde del ruscello per dissetarsi. Buon per loro, avranno un’acqua più saporita.

Bestia centoquattresima

Il Disorientamento traballa in un dedalo di forme indistinte. Vaghe sagome d’alberi liquefatti oscillano identici intorno a lui. Di chi sono quelle zampe che gli si agitano sotto il corpo? Niente gli è familiare.
Una bolgia di nembi copre le stelle, il sentiero viene inghiottito da un’oscurità insondabile. Lui corre, sfreccia alla cieca nella bruma che sembra propagarsi dal suolo. Deve trovare la strada per raggiungere… che cosa?
Si ferma, apre appena la bocca e lascia ciondolare la lingua. La foresta vortica, un trillo rompe il silenzio, un ululato risuona fra gli alberi.

Bestia centocinquesima

L’Ingordigia ha nello stomaco una manciata di emozioni indigeste. Per mandarle giù senza più patirne il peso si abbuffa di tutto ciò che è commestibile, così le schiaccerà e le confonderà tra i boli masticati a malapena.
Si lascia cadere a terra e si morde una guancia. Ha il fiatone.
Il sapore acido dei succhi gastrici le riempie la bocca, un bruciore le infiamma l’esofago. Le emozioni riprendono a graffiarle il ventre. Che sciocca, si è fermata prima di aver mangiato a sufficienza.
Si puntella sui gomiti, si mette a quattro zampe e si alza in piedi. La pancia le sfiora le ginocchia.
Spalanca le mandibole, chiude gli occhi e ricomincia a mangiare.
Lo farà ancora, e ancora, e ancora, finché il dolore non passerà.

Back to Top