L’Esitazione ha una zampa sospesa a mezz’aria. Di fronte a lei c’è un bivio, alle sue spalle il sentiero già battuto. I muscoli le s’irrigidiscono al punto da farla sentire una roccia scolpita dalle intemperie. L’ignoto la inchioda a pochi palmi di terra.
Tre destini possono attenderla. Se non sarà capace di prendere una decisione, a poco a poco si cristallizzerà e muterà in Ignavia. Se invece il timore la indurrà a tornare sui suoi passi, si trasformerà in Rinuncia. Infine, se troverà il coraggio di scegliere una via e si addentrerà nel bosco, lungo la strada incontrerà il Cambiamento.
Bestia novantaduesima
La Fobia è un coagulo di Paura incastrato in una vecchia conchiglia.
Poggia le zampette sulla sabbia in cui si è arenata e apre gli occhi: un fondale nero si estende in ogni direzione, sagome ricoperte di scaglie luccicanti nuotano minacciose nella penombra, fra le alghe che ondeggiano come tentacoli di mostri in agguato sotto la sabbia. Trema e muove il primo passo.
La luce del sole penetra nell’acqua e investe un corallo rosso, un mostro senza occhi né bocca, senza branchie né pinne. La Fobia sobbalza, fugge senza direzione finché non trova un sasso per nascondersi.
Chiude gli occhi per dimenticare ciò che ha visto e il ricordo dell’incontro si disgrega un brandello alla volta. L’immagine del corallo, però, le resta conficcata nella memoria come un chiodo rugginoso.
Il terrore non scema, la minaccia giganteggia ancora dentro di lei.
Per tutta la vita la Fobia si terrà lontana dai coralli, a meno che, col tempo, non riesca a riassemblare il ricordo perduto. Forse, così, un giorno sfiorerà un corallo senza provare paura e d’un tratto, sollevata, scomparirà.
Bestia novantatreesima
La Timidezza poggia le zampette sulla roccia che ha davanti e si sporge appena.
La Socievolezza sta trotterellando ai piedi di un pioppo. Potrebbe raggiungerla, ma… La bocca le si secca, un bruciore le si propaga in tutto l’addome.
Si ritrae di scatto e fa un respiro profondo. È come se avesse nel petto un picchio che le becca lo sterno.
Sarebbe bello, però, giocare in compagnia. Deglutisce, si passa le zampette sui baffi e si sporge ancora.
La Socievolezza si rotola nell’erba. Sembra proprio che non ci sia nessuno con lei.
La Timidezza fa per scavalcare la roccia, ma il muso le avvampa, un tremore improvviso le agita la coda.
Sposta lo sguardo dalla Socievolezza alla sua tana, dalla tana alla Socievolezza. Si tuffa a capofitto nel pertugio e percorre la galleria fino a raggiungere la camera sotterranea. Si raggomitola sul giaciglio di erba secca.
Il cuore rallenta, il tremore sparisce. Ora è tranquilla.
Eppure l’aria aperta profumava di avventura.
Bestia novantaquattresima
L’Oblio agita la lunga coda e cancella le impronte dei suoi passi. Di tanto in tanto si volta indietro, ma la polvere che solleva da terra gli entra negli occhi e lo accieca.
Non ricorda più da dove viene, né tantomeno dove volesse andare. Così vaga sotto il sole, in una luce insufficiente a ricordargli chi è. Passo dopo passo, il suo corpo sbiadisce e perde consistenza.
Presto non sarà altro che un’ombra senza memoria.
Bestia novantacinquesima
La Paranoia scruta la foresta intorno a sé. Le fronde degli alberi dondolano nella brezza, il fruscio delle foglie è la voce di un esercito che congiura per strapparle la vita dal petto.
Una radice le ghermisce una zampa: il castagno ha cercato di spezzarle le ossa.
La Paranoia ringhia e si allontana dall’albero assassino.
Ogni stelo d’erba è un pungiglione pronto a conficcarsi nella sua carne. Dovrà essere accorta se vuole uscire viva dalla terra mortifera che sta attraversando. Del resto il mondo intero è un organismo velenoso, proprio come il serpente che l’ha morsa molto tempo fa. Era il Sospetto.