Bestiario delle emozioni

di Francesco Cangioli

Bestia ottantaseiesima

Il Disamore è figlio di una ferita insanabile: la terra riarsa si crepa e partorisce una bestia cinerea. I suoi passi avvizziscono l’erba superstite e il grigiore delle sue orme si propaga e soffoca la pianura.
China il capo sul torrente e prende a bere con la lingua biancastra, ma la corrente si arresta e l’acqua ristagna. Un sole cieco asciuga l’alveo e non resta che un fosso melmoso.
La bestia avanza lenta, con la schiena inarcata e lo sguardo assente, e tutto, fuori e dentro di lei, si spegne.

Bestia ottantasettesima

La Manipolazione è un’enorme lucertola raggomitolata in riva a una palude.
Al centro dell’acquitrino svetta un tronco mozzo, su di esso un nido d’uccello con dentro un uovo.
La Vulnerabilità si accosta alla lucertola, che solleva una zampa e subito la lascia ricadere a terra: sembra priva di forze. Spalanca gli occhi in direzione dell’uovo, grosse lacrime le rigano gli zigomi.
La Vulnerabilità, mossa a compassione, si tuffa nella melma, arranca fra i miasmi e recupera il bottino. Torna dalla Manipolazione e posa l’uovo ai suoi piedi.
La lucertola le strofina il naso sul capo e mugola di gratitudine. Addenta il guscio e mastica, l’albume le cola dagli angoli della bocca. Un lampo le attraversa le iridi giallastre, un sorriso beffardo le compare sul muso. Si pulisce le labbra col dorso di una zampa, la stessa che poco fa non riusciva a sollevare.

Bestia ottantottesima

L’Onnipotenza raggiunge il ciglio del burrone: nel letto del fiume scorre solo un rivolo d’acqua sporca. Precipitare sarebbe devastante, ma lei non corre il rischio. Non c’è distanza proibitiva per i suoi balzi.
Flette le zampe e tende le vibrisse. Inspira a fondo, gonfia il petto e allunga il collo verso il cielo terso. Non sarà necessario prendere la rincorsa. Si dà la spinta con le zampe posteriori e salta.
Sale sempre più in alto, tanto che potrebbe afferrare le nuvole se solo lo desiderasse. Il disco del sole si rimpicciolisce a poco a poco. Lo stomaco le finisce in gola. Sta precipitando.
Com’è possibile? Si farà spuntare le ali e… Si schianta.
Dolori lancinanti le stringono il corpo in una morsa. Ha le ossa rotte e non vede più niente. Un ronzio le invade le orecchie, il gorgoglio dell’acqua è quasi impercettibile.
Cosa resta di tutto il suo potere? La sua stessa esistenza è un’illusione.

Bestia ottantanovesima

La Sopraffazione cala dall’alto di un cielo bieco: è un ventre titanico che oscura la luce del sole e si prepara a schiacciare il mondo. Si abbatte sulla foresta, spezza gli alberi e uccide bestie a centinaia.
Grida strazianti si levano dai cumuli di rami, terra e sangue.
Qualcuno sopravvive, ma la Sopraffazione si allarga e schiaccia al suolo i corpi dei pochi rimasti. Li ingloba nell’addome e li riduce a sagome inermi, capaci di respirare a stento.
Ogni luogo che conquista si trasforma in un cratere abitato da ombre pallide e da scheletri d’arbusto.
Ma non tutto è perduto. Un ruggito lontano sovrasta le voci flebili dei moribondi: la Giustizia annuncia la sua venuta. Con un solo morso potrà squarciare la pancia del mostro e liberare i cuori avvinti dal suo oltraggio.

Bestia novantesima

Il Riconoscimento carezza il muso di tutte le creature che incontra. I suoi occhi sono specchi che riflettono il meglio di ognuna di esse. Le immagini abbracciate dal suo sguardo ritrovano la dignità di esistere.
Quegli stessi occhi, tuttavia, possono farsi trappola: le bestie fragili vi sono assuefatte e, se il Riconoscimento abbassa le palpebre, esse piombano nell’angoscia, disintegrate.

 

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