Bestiario delle emozioni

di Francesco Cangioli

 

Bestia ventiseiesima

La Perseveranza è un germe di vita che fluttua nell’ombra.
Dalle pareti traslucide che la imprigionano filtra a momenti una luce opaca che la invita a espandersi. Lei si tende nello sforzo di conquistare un’identità, così, dalla sostanza amorfa che era, spuntano due occhiucci, delle zampette e un petto rotondo che custodisce un cuore minuscolo.
Per quanta fatica costi, per quanto la ostacoli il suo involucro, la Perseveranza si agita, attende, si agita ancora.
Il guscio frana e le sue alette implumi salutano il mondo.

Bestia ventisettesima

L’Orgoglio è un primate dall’ampio petto che fronteggia immobile l’avanzata dei bulldozer devastatori.
I mostri d’acciaio stritolano la terra e schiantano gli alberi, lui si erge sulle zampe posteriori, solleva il capo e scopre le zanne verso i loro corpi sferraglianti.
A volte la sua sola tenacia argina i cingoli della disfatta, altre volte quegli stessi cingoli lo travolgono. Allora, per non voler cedere niente, esso finisce per cedere tutto.

Bestia ventottesima

L’Avidità è convinta di dover affrontare un inverno infinito. Accumula provviste nella propria tana, riempiendo ogni anfratto e scavando nuovi cunicoli quando i vecchi sono ormai impraticabili. Il cibo stipato, irraggiungibile, marcisce a poco a poco ed essa, per quanto smagrita, dimentica persino di mangiare. Per una vita intera edifica la propria tomba, morendo infine fra cataste di alimenti dei quali non conosce il sapore.

Bestia ventinovesima

La Delusione cova per mesi un uovo che sembra non schiudersi mai. Lo riscalda col folto piumaggio dell’addome, attenta a non mettervi troppo peso per paura di danneggiarlo. Quando abbassa le palpebre immagina lo scricchiolio che annuncerà la schiusa, ma non ode che le mille voci del bosco intorno a sé.
Un giorno, afflitta dal dubbio, si discosta appena dal nido e guardando al suo interno scopre di aver covato un sasso.

Bestia trentesima

Il Talento galoppa nella prateria assolata. La sua criniera è un mare in tempesta e i suoi occhi sono abissi di luce. Trovarlo è difficile, ma è impossibile non riconoscerlo. Domarlo non è impresa da tutti. Bisogna guadagnarne la fiducia, strigliarlo e prendersi cura di lui, camminargli a fianco, infine salirgli in groppa e cavalcarlo a lungo. Le sue forti zampe possono portare lontano chi ha il coraggio di non lasciarlo scappare, ma a una sola condizione: l’Impegno deve corrergli a fianco o il destriero si trasformerà in un pigro ronzino e perderà la sua luce.

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