Prima o poi sarebbe dovuto accadere: una grande, sterminata raccolta antologica di tutte le cover italiane a cui ha dato voce Mina. Il cui talento onnivoro ha rovistato in ogni epoca, dagli anni ’30 e ’40 (pensiamo a brani come Scettico blues, C’è un uomo in mezzo al mare, Amore baciami) alla più ardita contemporaneità (tipo Tre volte dentro di me – felice remake di Tre volte dentro Marilyn degli Afterhours), riuscendo sempre nell’intento di rispettare l’originale valorizzandolo.
Ecco un aspetto importante del suo lavoro d’interprete: non snaturare insamanente i brani altrui (pur potendoselo permettere, sia per anzianità di carriera che per talentuosità), bensì servire con quella stessa talentuosità il bello partorito da altri, rilevandone qualità talvolta insospettate sia del testo che delle melodie; e consegnando il tutto ad una maggior gloria.
Capita così che, nello scorcio natalizio del famigerato 2020, puntuale all’appuntamento ormai sessantennale e più della sua carriera, Mina torna sul mercato con il doppio capitolo che dà il via ad un nuovo ambizioso progetto: un progetto astronomico (questi primi due album si intitolano, forse non a caso, Orione e Cassiopea) che include trenta canzoni delle sue incursioni in territorio altrui. Brani anche suoi, com’è giusto che sia, dovendosi trattare di un italian songbook in cui la sua personale colonna sonora non potrebbe mancare.
E’ così che, tra le indimenticabili L’importante è finire e Volami nel cuore, si iscrivono altri brani meno noti ma forse addirittura più luminosi della sua produzione recente, come le splendide L’uomo dell’autunno (notare, vi prego, l’intelligentissimo tappeto d’archi ascendente e risalente, come una risacca d’onda che – invece di concedersi alla naturale liberazione – si ritirasse su sé stessa…, a firma di Gianni Ferrio) e La sola ballerina che tu avrai (che è poi la solitudine, testo del nostro caro amico Lele Cerri).
Due gli inediti: Un tempo piccolo di Franco Califano (l’autore la cantava meglio dei pur bravi Tiromancino, ma di fronte a Mina si sarebbe inchinato) e Nel cielo dei bars (con il suo titolo originale anacronistico, del grande Fred Buscaglione; sublime rivisitazione per voce e trio, che non ha niente da invidiare alla versione lunare di Ornella Vanoni nel suo Ornella & del 1986 con Ron Carter, Gil Evans e Lee Konitz).
Le altre canzoni sono già edite, ma rilavorate, rivisitate negli arrangiamenti (come in Oro di Mango, Io domani di Marcella Bella, o Almeno tu nell’universo – che a noi peraltro pare ricantata…, o Una lunga storia d’amore, con una quasi impercettibile variante vocale in coda), con qualche sottolineatura vocale aggiuntiva della Signora che può fare la differenza (come ne Il cielo in una stanza nella terza versione di Mina, con Renato Sellani al piano), oppure semplicemente rimasterizzate (è il caso dei risultati talmente perfetti che rimetterci le mani servirebbe soltanto a guastarli: tipo Oggi sono io di Alex Britti con quest’ultimo alla chitarra, Amara terra mia di Modugno, Fortissimo di Rita Pavone, Ricominciamo di Adriano Pappalardo, fino alla strepitosa Va bene va bene così di Vasco Rossi). In effetti, non potrebbe andare meglio di così.
Cassiopea contiene Anche un uomo, La lontananza, Vento nel vento, Caruso, Oro, I migliori anni della nostra vita, Canzoni stonate, Fortissimo, Malafemmena, Volami nel cuore, Con te sarà diverso, Volevo scriverti da tanto, L’uomo dell’autunno, Un tempo piccolo.
Orione contiene Va bene va bene così, Oggi sono io, Portati via, Almeno tu nell’universo, Io domani, Questa canzone, Che m’importa del mondo, Una lunga storia d’amore, Il cielo in una stanza, L’importante è finire, Ricominciamo, La sola ballerina che tu avrai, Parlami d’amore Mariù, Amara terra mia, Nel cielo dei bars.