Recensione di Gabriel Del Sarto – per la rubrica Voci dall’inizio
È il primo libro che leggo di Roberto Minardi, non conosco la sua produzione precedente, ignoro la parabola che sta costruendo. Mi limiterò per questo a dialogare con la sua poesia come si esprime nella sua recente raccolta Concerto per l’inizio del secolo, confidando sulle parole che gli dedica Davide Castiglione nell’ampia prefazione, appassionata e partecipata, dal titolo “Per un’epica emancipatoria”. Non so se si possa realmente parlare di epica, di certo la questione dell’emancipazione, ossia della spinta evolutiva verso una nuova capacità di giudizio del genere umano, un modo diverso di stare al mondo, è una chiave di lettura quanto mai adatta, per entrare in sintonia con questa poesia.
Una poesia non indenne da cali di tensione, ma che fa delle repentine variazioni di ritmi e di modi, a costo di perdere in compattezza, una sua cifra necessaria. Si tratta di una poesia che prende molto sul serio quello che, a mio avviso, resta un compito della grande letteratura: dire la verità sulle cose, sull’essere umano, sulla vita. Minardi è, in effetti, un poeta che ha molto da dire rispetto al mondo. Ha una visione netta, per quanto inquieta e turbata, delle esperienze che la corroborano, crede che ci sia bisogno, per chi legge, di una parola che dica tutto questo: come stanno le cose e come potrebbero andare se.
Ci sono poeti, uno di questi fu David Maria Turoldo, la cui vocazione al “docere” (per usare un’espressione che Zanzotto utilizzò proprio per il frate friulano) costituisce un rischio sul piano del risultato estetico, ma un rischio inevitabile, costitutivo del loro temperamento poetico. Anche per Minardi si può parlare di una urgenza e di un “posizionamento etico” (come lo definisce nella prefazione
Castiglione) che lo conduce su questo ciglio, fra una poesia necessaria e una possibile caduta di stile. Castiglione stesso parla di “sbavature”, figlie di questa necessità e di un atteggiamento attivo, mai di “sconsolata accettazione” delle dinamiche del reale. In questo senso, più che di una questione di attenzione al singolo verso, che in genere è molto curato ritmicamente, con ricerca a volte reiterata della spezzatura sintattica (sulla sua versificazione penso si possano dire diverse cose interessanti), sono dei testi interamente considerati a convincermi meno, come ad esempio La soppressione del santo o Litania della luce. Si tratta di testi più lunghi della media, che probabilmente hanno un loro valore macrotestuale, per lo snodarsi della narrazione, ma che mi pare abbassino il livello toccato in altri componimenti, indebolendo così la raccolta, rendendola meno coesa, troppo mossa.
Ma il punto non è certo questo, non si apprezza il Concerto di Minardi per la perfezione delle singole parti nel disegno generale, ma per la sua idea di posto nel mondo. Minardi infatti non nega i dati di fatto, ma vi reagisce, in quella che Castiglione chiama la pars construens del libro. In questo passaggio della prefazione si cita un testo chiave degli ultimi anni: La pura superficie di Mazzoni, definito “libro cupo e definitivo”, cui Minardi si collocherebbe agli antipodi. A mio avviso le cose non sono così nette.
Prima di tutto perché quella raccolta di Mazzoni non costituisce un’adesione totale al nichilismo, è semmai un libro (e qui sta la sua grandezza rispetto alla nostra tradizione lirica) che guarda in modo diretto, senza infingimenti, ma pure con lucida freddezza e distanza, il nichilismo, le sue radici profonde, antiche e moderne, ma allo stesso tempo la sua fragilità. Mazzoni, che ne I destini generali ne ha analizzato le dimensioni sociali, con la sua seconda raccolta ci ha detto che il nichilismo nasce, cresce e si fonda sul linguaggio, sulle parole. Ma che le parole non sempre contano. Più lo leggo e più mi sembra che quel libro contenga una dichiarazione che va oltre l’accettazione del nichilismo, ma che resta indicibile come indicibile è l’amore.
In seconda battuta la scelta programmatica di Minardi, ossia cantare la fratellanza, la pari dignità di tutti i viventi, è solo un’altra faccia (una reazione appunto) allo stesso “sconforto” mazzoniano. Non è un caso che i componimenti più convincenti di Minardi siano quelli più ambigui, quelli che guardano la parte oscura dell’esistenza, fosse appunto per consegnarci una risposta comportamentale, pragmatica. Diversamente da Mazzoni (e qui sì, siamo agli antipodi) il poeta di Ragusa dedica molta energia a raccontare quello che Mazzoni ha volutamente lasciato al solo ultimo componimento (e in particolare all’ultimo verso) della sua raccolta. Minardi invece si sforza di dire tutto, agonisticamente cerca la luce, ammette l’esistenza mai banale di un lato soleggiato dell’esistenza. La sua, mi pare, è una vera lotta per poterlo contemplare, anche se talvolta si resta al di sotto della linea del confine con la rivelazione.
Come scrisse Hill: “Amo il mio lavoro e i miei bambini. Dio/ è distante, difficile. Le cose accadono”. Ebbene questo poeta è esattamente qui, dentro gli affetti, in particolare quelli familiari, della sua quotidianità, dentro le occupazioni concrete della vita, in bilico fra un desiderio ostinato di dare futuro a chi verrà e la dolorosa constatazione della distanza del mondo da tutto questo. In questa lotta che non si arresta, forse grazie ad essa, Minardi è capace di donarci pagine molto intense (es. la serie Anticipazioni, forse la mia preferita, o la bellissima Storia delle scritture), cesellate da una scrittura capace di virtuosismi non fini a sé stessi, accanto a altre che mi sembrano più forzate, risultato di quella necessità di comunicare una verità necessaria che dicevo sopra. Ma d’altronde Minardi è consapevole di dover, talvolta, rinunciare alla levigata compattezza che la nostra tradizione tanto raccomanda: “capii che gli storti mettono a repentaglio i vari sonni / lo appresi, in soldoni, ad un’età tenera per definizione”.
Storia delle scritture
un carcere libera dal male
che fa la testa lasciata a sé
il sole che sega illumina la polvere della cella
scrisse la storia sui foglietti sparsi
raccontò quel che era e sembrava
da una crepa del soffitto cadevano gocce torbide
più che altro dopo i piovaschi
e percuotendo lo stagno musicavano la mancanza di serietà
il gesto leggero e delinquente
l’emozione impigliata nella cerniera del bomber
l’uccelletto, ad acchiapparlo, l’avrebbe stretto
nella mano di maschio normale ma non per ferirlo, non a lungo
più che altro per vedere quale verso fa
scrisse canzoni con in mente il beniamino neomelodico
sognava le scodelle con il latte
la madre che sgridava e non rassomigliava
alla donna che era dentro di lui
scrisse delle poesie per colei che aveva toccato
a malapena due volte, una solo col dito
se non è questo amare alla grande, cosa è
ne parlò col cappellano
la poesia si dispera per ricordare il profumo di Maria
la poesia intrappola con la promessa dell’aria
i muscoli ingrossano a forza di flettere
la cosa che davvero manca è il muro sbrecciato
dove serpeggia l’erba e i fiorellini sbucano
è la frittella consumata con in faccia il panorama
la veduta delle palazzine accalcate, i quadranti neri e brulli
e lo stabilimento petrolchimico, la lastra di mare tremolante
nelle giornate prive di foschia.
Anticipazione n.2
Doveva essere terra iberica e tutt’intorno pullulava una comunità di magrebini. Dai loro sguardi era come se ci prendessero in giro. Stranamente c’era il sole anche di notte e io non riuscivo a spiegare il fenomeno a mio figlio. Dovetti litigare con lui per impedirgli di entrare in mare, dove galleggiava diversa merce da vendere, in bella vista. Per sedare sia il pianto del bambino che il mio impaccio acquistai un cubo di metallo grezzo.
Anticipazione n.3
Un uomo con continui tic dell’occhio e del labbro è come se ammiccasse. Io non mi trattengo dal ridere. Siamo in presenza di ragazze praticamente nude, in fila. L’uomo parla di commercio di parti meccaniche e formula discorsi confusi. Io comprendo bene al punto da esserne terrorizzato. Non dal contenuto ma dal fatto che non riesco a contrastarlo, a volergli del male.
Testimonianza del rettilineo
prendo l’autobus con mio figlio e i derelitti
due anziani con poco cervello e un bel sorriso
la signora, quantomeno, lui ha i capelli incollati
e l’odore acre viene dal loro look, dall’intimo loro
prendo l’autobus con mio figlio e in fondo
un giovane in tuta parla al cellulare a voce alta
riporta l’aneddoto dell’ufficiale arrogante
ripete la mia ragazza la mia ragazza la mia ragazza
credo provi un certo dovere a essere scurrile
prendo l’autobus con i graffi, le rughe, il rosso
delle facce di passeggeri innocui e derelitti
prendo l’autobus con il cane nella gabbia da trasporto
cane che dalla retina annusa il passeggino di mio figlio
sarà il formaggio a cubetti di cui è pregno il cestino
o l’odore che non alita ma tiene insieme l’universo
l’odore che tiene in bilico il pianeta Terra
mia moglie dice a nostro figlio che manca poco
Roberto Minardi (Ragusa, 1977). Nel 1999 si è trasferito in Inghilterra, a Londra, dove risiede tuttora. Dal 2005 al 2006 ha vissuto a Panama, dove ha tradotto poeti locali e pubblicato la sua prima plaquette in versione bilingue. Nel 2007 la Archilibri di Comiso (RG) ha pubblicato Note dallo sterno. Nel 2014 viene premiato con la pubblicazione della silloge Il bello del presente dalla casa editrice Tapirulan. Nel 2015 esce La città che c’entra(Zona Contemporanea), silloge segnalata all’edizione del 2016 del Premio “Montano”. A questa raccolta è liberamente ispirato il mediometraggio The city within, realizzato in collaborazione con il regista Tomaso Aramini. Nel febbraio del 2020 è uscito Concerto per l’inizio del secolo (Arcipelago Itaca), segnalato al Premio Montano 2020. Oltre che in volume, suoi testi sono apparsi su riviste letterarie (“Tratti”, “Semicerchio”, “La Mosca di Milano”, “Il foglio clandestino”), online (“Atti impuri”, “Poesia 2.0”, “Carteggi Letterari”, “Atelier”, “Phonodia”,“Ulisse”) e su antologie di concorsi. Sue poesie sono state tradotte in inglese, spagnolo e turco. È stato co-fondatore del progetto poetico “dopotutto [d|t] (una poesia italiana fuori)”. Alcune registrazioni di componimenti suoi si possono ascoltare nel canale YouTube PoesieRM.