Alla maniera di un drone. Il nuovo libro di Bernardo Pacini

di Luca Ariano

Bernardo Pacini dopo aver pubblicato nel 2016 per Oèdipus La drammatica evoluzione dedicata a un tema mai affrontato in poesia come i Pokémon, ancora ci propone un argomento mai trattato in versi: i droni. Il tema è delicato e particolare e il poeta, ovvero la voce narrante, diventa il drone stesso. La raccolta è divisa in quattro sezioni più un Appendice (in totale quindi cinque) di prose poetiche: Alto levato drone, DCIM, Vite in 4K e FAQ. Come enunciato, già in questi titoli si prefigura un linguaggio molto tecnico che può conoscere solo chi é addentro a certi argomenti tecnologici: “Ascensorista, dunque. Figura quotidiana misofonica / s’immola / s’inlatebra al mattino, si inscatola, si tumula / conosce a menadito le ditate / lui le ha date, specialmente sui bottoni ai piani alti / lui che elabora brillanti strategie di benvenuto / che aruspica negli angoli sesso e classe dei clienti / si specola nel vetro immacolato, verifica che i denti / siano sempre più aderenti alle gengive, che le ogive / delle arcate della bocca si raddrizzino col tempo.” (Ascensorista, I).

Sfida sicuramente intrigante e complicata quella del poeta fiorentino che vuole mettere il lettore davanti non solo all’occhio freddo e cinico di una macchina (un drone), ma vuole, con un certo linguaggio specialistico, rendere il tutto più realistico possibile e quasi chirurgico. Anche questo è compito del poeta; però, in questa raccolta, nel dipanarsi delle sue sezioni, non mancano certo aspetti personali ed emozionali come vedremo in seguito. Non solo linguaggio ipertecnico, ma anche un’alternanza di citazioni colte che spaziano dalle varie Arti alla Storia e alla Letteratura mescolate ad un linguaggio colloquiale, molto sermo cotidianus: “cogliere un dettaglio in quiditate / senza per forza doverlo registrare / la noia di riviste impilate senza garbo / un fazzoletto invaso di scritte illeggibili / piccoli ricordi insignificanti / di quando eri bambino e poi la tenda, mai lavata / un bozzolo di calze masticate tra i cartoni da buttare. // (Qui c’è un gatto? / Dietro un sensore spento mi dico – non è detto / che qui da qualche parte viva un gatto).” (Irreversible return to land).

Bernardo Pacini

Tornando ai riferimenti dotti, un piccolo esempio può essere la poesia Coccobello ispirata alle opere pittoriche  del parmigiano Enrico Robuschi, uno dei più quotati e maggiori artisti contemporanei: […] Il feretro pavesato con i teli da mare / volteggia leggero sopra gli ombrelloni / impennandosi d’un tratto sul bagnasciuga / cerca l’ossigeno / per i muscoli del volo. […]”.

Lo sguardo del drone-poeta non è naturalmente solo rivolto a se stesso, bensì al mondo in primis  tanto che, attraverso la sua telecamera digitale, possiamo volare su Aleppo, gli Stati Uniti o Firenze e osservare le cose con un occhio particolare: “Oui! Grande mer de délires douée / dicono ci sia Uno che ha promesso di / vincere la morte / fossi il drone di New Orleans ciò non mi importerebbe / potendo io per hobby organizzare un tour / nel fetido vascone di Santa Niña Blanca / guardando da lontano l’equorea agonia / delle cozze in ipossia / la strozza degli anellidi farcita di salsedine.” (Underwater drone).

In questo interessante viaggio si fatica a capire quale sia la voce narrante, se il poeta o il drone stesso (e questo è sicuramente un merito dell’autore) e il lettore deve seguire attentamente ogni singolo verso e parola, come se si fosse incollati davanti ad uno schermo per seguire la trama di un film o di una serie televisiva.  Non solo poesie sono presenti in Fly mode, ma anche prose poetiche nella sezione Appendice, nella sottosezione di Memoria interna (diario del dronista). In queste prose poetiche il poeta, sempre nel suo stile ben curato, pare quasi lasciarsi andare, forse complice l’argomento più personale, intimo e famigliare come l’accudimento del nonno: “Anni dopo, potei finalmente prendermi cura di mio nonno, ormai una catasta d’ossa, con gli occhi e la bocca.” (Senescenzapotatura).

Numerosi sono gli spunti che Fly mode può dare al lettore che si appresta a leggerlo. Proprio per la sua cura formale e il plurilinguismo non è sicuramente un libro di immediatezza e ci si addentra solo dopo varie riletture e, come scritto sopra, preferiamo quando il poeta descrive il proprio vissuto attraverso le meravigliose e struggenti prose poetiche. Crediamo comunque che valga la pena accostarsi a questa raccolta per avere uno sguardo originale e personale sul presente attraverso un argomento fino ad ora inedito.

ancora Pacini

 

Pilota remoto

Ecco, finalmente ti vedo: sei di spalle, al computer
con le dita sfiori il piumaggio duro di un pomelo.
Intanto Google Street View: tu che spiri come bora
[per le strade
assorbito da un grottesco punta e clicca

– in Cappadocia
c’è un festival di mongolfiere, il disegno stampato
sulla pelle tirata dei teloni ti ricorda
l’etichetta concentrica dell’aranciata
alla festa del tuo ottavo compleanno…

Ti vedo piegare lo sguardo da una parte
e poi voltarti indietro
come se potesse davvero arrivare qualcuno
e coglierti sul fatto mentre deformi / ciò che altrove
non è che in quella forma.

Mentre montano stuoie e tappeti sulla iurta
guardi in faccia i loro volti sfumati per la privacy
– immagino che nel buio della stanza tu gli chieda
[informazioni

Si sta bene qui? C’è un buon clima? Si può essere felici
senza esserci mai stati? Essere felici senza esserci mai.

 

Walkera

(per Clarissa)

Ogni giorno che passa sono obbligato a vederti
mentre vai nella direzione opposta / sulla mia stessa linea
lanciata da chi, guidata da cosa, venuta da dove.

Non mi somigli, c’è una strana affinità. Mi piace immaginare
che gli impercettibili scarti nella rotazione dell’elica
le sfumature del tuo amabile ronzio siano messaggi per me
lo sfarfallamento di un ciglio che vorrei ancora comprendere
cui vorrei rispondere / come la prima volta.
Sei sempre dentro di me, letteralmente:
salvata in DCIM, in ordine per data.
Appari all’incirca al minuto 17
eccetto il martedì – che prendo un’altra strada.

 

Il quadricottero

III

Io, drone alto levato
sono un prototipo-campione
di umanità
il mio status corrente di innocuo bombo radiocomandato
per vezzo ecologico dirottato oggi in città
verso il Polmone Verde Sperimentale di Prato
delinea per me ora un orizzonte d’attesa
di 30 metri altezza massima e raggio limitato
credo sia tutta una questione
di bassa autonomia
la batteria che cala troppo presto
il falso peso di una pietà virtuale dello sguardo
che quanto più registra tanto meno guarda
eppure ammetterai / che tale elevazione / è pura trascendenza

per esempio, chi e cosa potrà impedirmi
di prendere e partire per un lungo viaggio
…vedere in HD le stanze vaticane
l’Alhambra, la casa etrusca del lucumone
il mistero delle grandi rocce del Grand Teton?

la copertina del libro

 

Back to Top