Daniele Mencarelli ha vinto l’edizione 2020 del Premio Strega Giovani con il suo secondo romanzo, Tutto chiede salvezza (Mondadori) ed è entrato nella cinquina (quest’anno sestina) finalista del Premio Strega
Daniele Mencarelli è amico di questa rivista da tempo. Passando al romanzo, del poeta ha mantenuto lo sguardo: gli occhi puntati, concentrati sulla realtà, alla ricerca di un assoluto esistenziale che non ha risposte certe. Se non nell’incontro con l’altro, nel riconoscimento del dolore umano che chiede voce a chi ha il dono della scrittura.
La sua è dunque una scrittura esistenziale, che indaga la condizione umana senza infingimenti, alla ricerca di un riscatto impossibile, che solo la scrittura può dare. Entrambi i suoi romanzi, al pari delle raccolte poetiche (Bambino Gesù e Figlio e l’antologica Tempo Circolare – 2019/1997), partono dal dato biografico, da esperienze brucianti della sua vita. Ma la scrittura non è mai <<doppione della vita>>, è superamento dell’Io attraverso il filtro della memoria e la luce della coscienza, che oltrepassano il dato di realtà senza tradirlo né rinnegarlo.
Il romanzo nasce da un evento autobiografico dell’autore – il suo ricovero a venti anni in Trattamento Sanitario Obbligatorio presso un reparto psichiatrico – per raccontare l’universo della malattia mentale, estrema testimonianza della condizione di sofferenza dell’Uomo. E racconta l’incontro del ragazzo con altri improvvisati compagni di viaggio, nella promiscuità fisica e oppressiva dell’ospedale. Il linguaggio plastico, mutuato dal verso poetico, e l’intelligenza di struttura di Mencarelli non bastano a spiegare l’impatto emotivo del romanzo sul lettore. Bisogna guardare oltre: alla sensibilità dolorosa dell’autore, alla sua fede fatta di ricerca inesauribile della verità, al suo convincimento profondo che la letteratura debba farsi testimonianza.
Dobbiamo attenzione e rispetto alla sua opera, aliena dall’onanismo ombelicale di tanti romanzieri italiani di oggi, ed estranea alla ricerca estetizzante di un fraseggio macchinosamente eterodosso, che ha allontanato altrettanti poeti dalla verità della vita.