In questo paio d´anni, la Brexit si è imposta come tema non solo economico-finanziario, ma anche fortemente emozionale, polarizzante, e la letteratura, in particolare quella inglese, non poteva rimanere indifferente a tutto questo.
Ecco quindi che spuntano i relativi romanzi, con, per fare degli esempi, Autunno di Ali Smith (primo di una quadrilogia delle stagioni), Middle England di Jonathan Coe e ora questo Il taglio di Anthony Cartwright, che anche coi suoi libri precedenti si proponeva come cantore di un Inghilterra perlopiù proletaria, osservata con cifra realistica e sguardo “sociale”.
Ero particolarmente curioso di un confronto tra la due versioni, quella di questo romanzo e la take di Coe sull´argomento, e sui due modi di narrare gli anni complessi che sta vivendo il Regno Unito nelle prossimità del famigerato referendum.
Per chi è interessato al paragone: le similitudini si limitano al montaggio parallelo e al grande affetto non-manicheo per i personaggi. Per il resto Coe sviluppa la sua visione in maniera più polifonica, complessa e satirica, Cartwright si attiene a quanto detto sopra, ai canoni del realismo e a una più marcata natura di romanzo sociale, che raccoglie in qualche modo la notevole erediti di Alan Sillitoe.
L´autore punta su una coppia di personaggi contrapposti, la giornalista Grace, carina, colta, progressista, e l´operaio ex-pugile Cairo, mediamente istruito ma orgoglioso esponente di quello che una volta sarebbe stato definito proletariato, nella cittadina di Dudley, una di quelle ex-realtà industriali inglesi (ma potrebbe valere per molti altri paesi) travolta dalle varie -oni della nostra storia recente (globalizzazione, gentrificazione, delocalizzazione etc).
Questa impostazione a due poli potrebbe portare effettivamente a eccessive semplificazioni, lo scontato conflitto tra la borghesia pro-remain benintenzionata, ipocrita e cieca ai tormenti dei ceti inferiori, e questi ultimi gretti, passatisti e qua e là con ombre di razzismo.
Per la bravura di Cartwright, la caratterizzazione dei protagonisti (Cairo, comunque, il più riuscito tra i due, con vette, sfumature e trasalimenti realmente sillitoe-iani), la maniera di giocare e tenere insieme i personaggi secondari, il continuo confronto presente-passato (nostalgico ma già contraddittorio in nuce), la grande attenzione alle scenografie e ai paesaggi urbani, sub-urbani, post-industriali, rendono il romanzo ricco e cangiante, nella sua sostanziale brevità, e danno all´autore la possibilità di utilizzare (anche) un registro lirico che mi pare gli sia congeniale e che va a completare il realismo di ambientazioni e dialoghi di cui ho già parlato.
Forse qualcosa il libro deve restituire nella seconda parte e verso il finale, sia per una certa ripetitività della struttura e delle situazioni che fanno da catalizzatori o acceleratori della vicenda, sia per la fretta, forse, di costruire una storia esemplare, rapida, una scheggia di sicuro effetto, quindi di arrivare velocemente allo scioglimento, che poteva essere preparato con più attenzione ed equilibrio.
Il taglio rimane comunque una lettura molto interessante, che sa dire cose profonde, sincere e non scontate sulla realtà inglese di questi tempi senza neppure rischiare di trasformarsi in pamphlet politico o elaborazione di una tesi teorica, e confermando un´ottima tradizione Made in UK al romanzo realistico e di scenario sociale. Per quanto mi riguarda, non perdente nel confronto con Coe, e consigliato.
Informazioni sul libro
Anthony Cartwight – Il taglio
Traduzione di Riccardo Duranti
Ed. 66th and 2nd 2019
160 pg.