11 ottobre 2017, Varsavia
“Devi ridisegnare la tua ombra,
sottrarla alla lettura, alle influenze,
riconquistarti un volto nello specchio.
È questo l’esercizio necessario,
tutto il resto è onanismo, superficie”.
In questa forma, in questa esatta metrica,
nel parco sotto casa di Varsavia, mentre
s’inseguono a spirale gli scoiattoli
su per i tronchi dei noccioli, sagome
rosse, figure quasi umane. Poi
come loro si rientra nel fogliame,
ci si saluta in un incrocio di sole,
tu ed io rientrando in fretta dentro la vita.
(Mi chiedo se anche questo sia onanismo,
questo altruismo di linguaggio, questa
necessità di ritrovarsi scritti.
Forse è il luogo migliore, ancora meglio
dello specchio, per compiere il lavoro
che dicevi: riafferrarsi. Però
senza lasciarti fuori, senza andarmene
avaro del tuo volto dentro il mio).
*
Cimitero di Strudà, 4 agosto 2018
L’odore aperto dei fiori, del mare
di là dal muro a secco – non lo vedi
se non per un rintocco di memorie –
e il frullo degli uccelli tra gli ulivi
anticipano il sangue, la parola
e sembra tutto un vuoto, un margine
d’azzurro
la vita che si dona al suo contrario.
Eppure stabile nella sua forma
di cuspide e granito, la pietra d’ambra
che dall’alto delimita il cimitero.
“Non se ne andranno i morti dalla luce.
Resteranno ancora
gelosi del loro corpo, alla materia
alla caduta che li ha resi storia
due volte in doppia lingua
e voce”.
*
Duino, 17 agosto 2018
Crêuza de mä
Il mare da Duino e dai suoi tetti
è un orizzonte azzurro impenetrabile
a chi guarda dal sommo della torre
il rivoltarsi in esso delle nuvole.
“Non separare ciò che è unito” – dice
la schiena rubiconda delle tegole
quella strada di pietra tra acqua ed aria
che indica il cammino della vista.
Tutto qui si offre al suo riflesso, all’ombra
d’angelo che intercetta la corrente,
o al rapido passaggio di una vela
bianca di gabbiano.