Due poesie di Irene Piccinelli

Adolescenza

Tu dici:
«Questa gente non merita
di lottare nel fango».

Tu dici:
«Questi alberi non meritano
di accasarsi contaminandosi».

Tu dici:
«Questa terra non merita
il sonno degli indifferenti».

Tu dici:
«Questi piedi non meritano
di correre nel pantano».

Tu dici:
«Queste strade hanno visto
la mia verginità tremante
al cospetto della palude».

Tu dici:
«Queste mie stesse mani
non valgono nulla
contro quelle colline».

Tu piangi,
solitaria montagna.
Tu, che con preghiere
hai elevato la tua anima
e quella di chi,
come te,
cercava conforto.

Tu piangi,
solitaria muraglia.
Tu, che sei stata distrutta
dai pietosi che
hanno teso un inganno,
ragnatela prigioniera.

Tu, colomba ferita,
muori.

*

Convivenza

Ascoltiamo spesso De André
mentre tagliamo le verdure.
La Collina è sempre pronta
ad accoglierci, ma non siamo lì per lei.

Abbiamo trovato un bilocale
in centro città, lontano da quel
verde pantano, vicino al
grigiore dei bus.
Andiamo a piedi al lavoro,
stiamo fuori tutto il giorno,
torniamo a casa e
tagliamo verdure.

Stiamo sempre insieme la sera:
guardiamo un film,
leggiamo un libro,
balliamo dondolandoci in salotto,
organizziamo viaggi che non faremo mai.

Sai, mamma, ricordo quando dicevi:
“Non conosci abbastanza una persona
finché non te la ritrovi sotto lo stesso tetto”.

Avevi ragione.

Non sono mai stata innamorata così tanto
del ritmo della vita.

Irene Piccinelli

Nata a Brescia nel 1999, Irene Piccinelli è cresciuta a Montichiari (BS), dove ha frequentato il Liceo Linguistico “Don Milani”. Ha studiato canto con la maestra Samanta Tisi e recitazione col regista Pietro Arrigoni. Da quest’anno frequenta la facoltà di Lingue, Mercati e Culture dell’Asia presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna.  In precedenza non ha mai pubblicato né libri né testi in riviste. Questo è dunque il suo esordio.

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