a Mario Luzi
Si sfolta tra la gente anche il ricordo
e con questo io combatto nella luce
scorgo un ritmo che sembrava ormai perduto
tra rime strane, inediti farfugliamenti
di una non dimenticata lingua.
Se sia mia madre, non so, o figlia
di un altrove dove gli interdetti abitano
a cui la parola mancò, mancò il coraggio
nella vicenda quotidiana
di dire quanto il peso
fosse incalcolabile masso
cemento che la vita schiacciava
verso il basso, compressione, sangue
persino dell’anima…
Ma ora appaiono quei visi
e quelle mani che salutano lontane
dalle finestre delle case
e nel vento si confondono
tra i rami leggeri come un abbraccio
gesti tra carezze e vita che il libro sfogliano
sigillo fedele di amore e pena
nella vicendevole avventura.
CANTABILE
Se questa musica è la tua e non la mia
manchevolezza al perenne ascolto delle foglie
da cui le fraterne voci partono e il loro
movimento silenzioso è lieve.
Se dal bosco della vita che abitammo
la memoria degli alberi altri tragitti indica
e non la bolgia o i gironi dei dannati
e il quotidiano scuotersi delle grida crudeli
tra ferite e sangue che qualcuno
su di noi impresse, minuti scribi
popolo inerme e ripiegato dal lutto
e dal terrore che ogni giorno il dominio
dei potenti impone e flagella…
Salvaci stella, angelo fratello
scaglia la folgore sulle case raggelate
dalla luce dispersa che il mondo non ostile
voleva e a una luce più quieta e civile aspirava.
Ma ecco il canto che impossibile si leva
così come ora il profumo delle rose
laggiù dalla campagna che a questo bianco
si congiunge tra le righe senza posa
il non detto, l’impossibile a dirsi
come un dono.
le poesie sono tratte da
Guido Garufi, Fratelli (nino aragno editore, 2016)