un inedito
Era la piena dei tornanti tra i monti
l’indocile fierezza dell’Appennino,
l’aria sottile appostata tra le foglie
e il teatro mezzo pieno mezzo vuoto,
la carcassa delle ore insonnolita
e lo sprezzo delle voci nel silenzio
che è telaio senza fine, tra i tralicci
e i campi immensi: niente
che sembrasse nominare i nostri nomi,
niente che avvolgendo ci tenesse
insieme, eppure insieme come steli
nella piega azzardata dei prati,
delle siepi. No, non un prestito dal buio
né il colore muto che appiattisce,
ma la sfumatura lieve, la spina che
tradisce una ferita. A quel giorno
avremmo perdonato ogni cosa,
tranne tutta quella luce.
2018